Le dita della mano

Le dita della mano

Category : CURIOSITÀ

LE CINQUE DITA

 

Scrivere un sms, navigare in rete dal tablet, premere qualsiasi pulsante da quello dell’ascensore al campanello, cambiare canale della tv: la tecnologia ha reso le nostre dita indispensabili. Se infatti quelle del contadino servivano solo ad afferrare oggetti con forza, quelle dell’uomo di oggi devono sapersi muovere con precisione e indipendentemente le une dalle altre.

 

  1. Il pollice e l’evoluzione

Primo e più grosso dito della mano, è mosso da nove muscoli separati e controllati dai tre principali nervi della mano. Il pollice umano, a differenza di quanto accade nella quasi totalità del regno animale, è opponibile: ha cioè un maggior grado di libertà nei movimenti che gli consente di toccare frontalmente (cioè polpastrello contro polpastrello) le altre dita. Secondo gli antropologi è questa caratteristica che ha permesso all’uomo di evolversi: il pollice opponibile consente, infatti, di afferrare gli oggetti con molta più facilità. Ciò avrebbe garantito all’uomo maggiore possibilità di ingegnarsi nella creazione di manufatti e, quindi, di evolversi. Sono forse queste conclusioni ad aver ispirato diversi artisti che al pollice hanno dedicato un posto d’onore: nel 1965, in occasione di una mostra sul tema della mano, l’artista francese César realizzò il celebrePouce, una scultura di 1,85 metri raffigurante il suo pollice. Attualmente l’opera è esposta a Parigi, nel moderno quartiere della Défense.

Ecco sei cose che non esisterebbero se non ci fosse il pollice:

 

1 The Texas A&M “gig ‘em” hand signal
2 La guerra dei pollici
3 Fare l’autostop
4 Il segno “Mi piace” di Facebook
5 Le maniglie
6 I ciucci

 

 

Se si dovesse perdere un pollice, questo può essere ricostruito dai chirurghi della mano usando l’alluce o il secondo del dito del piede. Questa chirurgia specializzata utilizza tecniche di microchirurgia, il dito trasferito funzionerà quasi esattamente come un pollice normale. Altre tecniche ricostruttive prevedono l’utilizzo dell’indice che viene ruotato al posto del pollice ed accorciato di una falange per renderlo simile al pollice. Questo intervento, chiamato pollicizzazione dell’indice, dà ottimi risuktati sia in termini funzionali che estetici.

 

Il pollice è talmente importante che la sua perdita, secondo le Guide to the Evaluation of Permanent Impairmentdell’Associazione medica americana, comporta un danno del 40% in termini di riduzione di funzione della mano. Per ottenere lo stesso grado di invalidità si dovrebbe avere un’amputazione completa del medio, dell’anulare e del mignolo

 

  1. L’indice del sesso

È il dito più usato nella comunicazione, in quanto (come suggerisce il nome) impiegato per indicare ciò di cui stiamo parlando.

Il dito indice viene chiamato in vari modi: tra gli altri, dito dell’insegnante e dito della sensibilità, visto che in contrapposizione al pollice ci permette di apprezzare la consistenza dei materiali.

Il più sensibile dei cinque, l’indice è anche il dito della sessualità: uno studio condotto in California nel 2000 aveva dimostrato, infatti, che le persone omosessuali (uomini e donne) presentano una maggiore differenza di lunghezza tra questo dito e l’anulare rispetto alle persone eterosessuali. Il motivo non è chiaro, ma pare possa essere legato all’influenza di alcuni ormoni durante la fase embrionale. Sempre gli ormoni sono coinvolti nei risultati emersi da uno studio pubblicato alcuni anni fa dalBritish Journal of Cancer. Pare, secondo gli studiosi, che gli uomini con un indice più lungo dell’anulare hanno un rischio significativamente superiore di sviluppare il cancro alla prostata.

 

  1. Il medio è un insulto

Forse il dito più “celebrato”, il medio ha un alto valore simbolico: estenderlo da solo è quasi ovunque in Occidente un insulto di natura sessuale. Non a caso c’è chi ne ha fatto un’opera d’arte, come Maurizio Cattelan che a Milano ha realizzato la scultura L.O.V.E., collocata in piazza Affari davanti al palazzo della Borsa. Raffigurazione in grandi dimensioni di una mano in procinto di fare il gesto del dito medio, è stata interpretata come un gesto provocatorio verso la finanza. Il simbolo del dito medio è talmente potente da aver spinto l’Unicode consortium, ente internazionale che cura lo standard Unicode usato per le tastiere di computer e smartphone, a inserire tra i suoi simboli e icone anche quella di un dito medio.

Il dito medio è infine stato inserito tra le Emoji di Windows con tutte le sue varianti cromatiche a seconda della razza di appartenenza[5]

 

 

  1. Il dito più virile? L’anulare

È chiamato così perché è il dito sul quale nella tradizione cristiana si indossa l’anello nuziale (in quella ebraica è invece l’indice).

Il suo nome deriva dal latino anulus, cioè anello, quindi anche nell’antichità l’anello si portava al quarto dito della mano.
Gli Egizi pensavano che all’interno di quel dito passasse una vena che andava diretta al cuore; i Cristiani invece indicavano con il pollice, l’indice e il medio la trinità e arrivavano all’anulare dopo aver toccato quelle tre dita, ecco perché lì va la fede matrimoniale.

La scelta della mano sinistra è relativa al fatto che la mano destra si usava molto di più nei lavori di tutti i giorni, quindi la fede avrebbe dato fastidio e si sarebbe rovinata di più.

il penultimo dito della mano è un indice di virilità: ricercatori dell’Università di Cambridge (Regno Unito) hanno scoperto infatti che gli operatori di borsa con anulare lungo sono quelli che guadagnavano di più nel corso delle loro transazioni. Secondo gli studiosi questo potrebbe dipendere da livelli elevati di testosterone che li rendono maggiormente coraggiosi e assertivi di fronte ai loro interlocutori. Per la stessa ragione uomini e donne con anulari lunghi hanno una maggiore attitudine allo sport e alla resistenza fisicamentre i bambini con questa stessa caratteristica sono, secondo uno studio dell’Università di Bath (Regno Unito), più portati in matematica, materia in cui non a caso eccellono più frequente i maschi. Eppure delle cinque dita è il più debole: provate a muoverlo indipendentemente, sarà molto difficile. Il motivo? I muscoli che lo muovono sono condivisi con medio e mignolo.

Secondo alcuni ricercatori coreani il rapporto tra anulare e indice sarebbe addirittura correlato alla lunghezza del pene (il cui sviluppo, chiaramente, dipende anche dalla quantità di ormoni maschili): anulari lunghi, membri lunghi.

Altri ricercatori canadesi hanno invece osservato il comportamento di alcuni uomini quando avevano a che fare con persone del sesso opposto oppure del proprio E poi hanno loro misurato il secondo e il quarto dito. Risultato: chi sorrideva di più, ascoltava più a lungo ed era amichevole durante la conversazione con una donna aveva anche la digit ratiopiù bassa (cioè l’anulare piuttosto lungo). Gli uomini con un rapporto più alto (indice e anulare che si avvicinano per lunghezza) erano invece in media più litigiosi, sia con gli uomini sia con le donne. Al contrario, gli anulari lunghi tendevano a essere aggressivi con gli uomini ma gentili con le donne.

 

 

  1. Il mignolo, il dito degli smartphone

Fate questa prova: prendete in mano il vostro smartphonee scrivete un messaggio. Osservate la vostra mano: sicuramente il dito mignolo sarà leggermente piegato verso di voi così da sostenere l’apparecchio. Provate ora a toglierlo da quella posizione: noterete che la digitazione sarà più lenta e avrete la sensazione che il telefono vi possa scivolare di mano.Nonostante tra tutte le dita il mignolo sembri il meno importante, è proprio l’avvento degli smartphonead averlo reso protagonista. Se la maggior parte degli studi antropologici sulla mano si è concentrata sul pollice, indispensabile a maneggiare gli oggetti, anche il mignolo è necessario soprattutto quando si tratta di afferrare piccoli oggetti con precisione. Lo era per i nostri progenitori e lo è oggi: “Tenere in mano uno smartphone”, spiega Alastair J. M. Key, paleontologo alla Kent University (Regno Unito), “non è molto diverso da maneggiare una piccola pietra”.

 

LO SVILUPPO DELLA PRESA NEL BAMBINO

 

Il bambino nasce con il riflesso innato di presa grasping1, afferra cioè qualsiasi cosa venga appoggiata sul palmo della mano. Il riflesso di prensione palmare appartiene al campo dei riflessi neonatali, ed è uno dei tre riflessi prensili2. Si tratta di una contrazione istintiva dei muscoli flessori. La presa è determinata dalla risposta alla stimolazione della superficie palmare attraverso la flessione delle dita con chiusura a pugno. Questa è talmente forte che, se sollevato, il neonato può sostenere addirittura il proprio peso. Si pensa che questo riflesso sia preparatorio alla prensione volontaria, ma per sviluppare la manipolazione è necessario che esso scompaia (ciò avviene intorno ai 2 mesi, anche se è stato dimostrato che è l’ultimo dei riflessi del neonato a scomparire, quasi ad un anno di vita3.).

A questo punto il gesto della prensione attraversa un’evoluzione progressiva: l’oggetto inizialmente viene afferrato con un approccio tipo rastrello, tra il mignolo e il bordo esteriore della mano e senza l’utilizzo del pollice (prensione cubito-palmare, 3/6 mesi); lentamente il bambino comincia ad usare anche l’anulare e il medio con il palmo, attraverso un approccio parabolico all’oggetto, reso possibile anche dal maggiore controllo visivo (prensione radio-palmare, 8 mesi); infine, tramite un approccio diretto, l’oggetto viene afferrato prima con la pinza inferiore cioè con il pollice ancora esteso, e successivamente

dall’opposizione tra il pollice che si flette e l’indice (prensione radio-digitale o pinza superiore, 10/13 mesi)4. Ad un anno e mezzo il bambino arriva alla prensione vera e propria, attraverso il movimento dell’articolazione spalla-gomito- polso riesce ad afferrare un oggetto che attira la sua attenzione.

Dopo il primo anno di vita il bambino acquisisce abilità che richiedono sempre maggiore accuratezza e precisione di movimento: gli oggetti vengono manipolati, esplorati, trasferiti da una mano all’altra. D’ora in poi, tramite il gioco, la prensione si arricchirà diventando sempre più precisa e coordinata. Progressivamente si sviluppano anche le aree percettive: vista, udito, tatto. La prensione radio-digitale o pinza superiore, caratterizzata dall’opposizione pollice- indice e dall’indipendenza rispetto alle altre dita, non è solo frutto dell’attività motoria ma dell’integrazione tra motricità e percezioni propriocettive, cinestesiche e visive. Il bambino cioè diventa poco a poco consapevole delle azioni del proprio corpo e dello spazio in cui agisce5. L’esperienza ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della coordinazione oculo-motoria tipica dell’azione di afferramento e manipolazione di oggetti.

Nel secondo anno di vita inizia la prima attività simbolica del bambino e si manifestano le prime prassie di imitazione, attraverso la comprensione dell’uso funzionale degli oggetti e la capacità di stabilire relazioni tra loro, di mettere in atto sequenze di azioni e comprenderne il significato. Le abilità manipolatorie si affinano divenendo sempre più fluide ed efficaci fino a giungere alla differenziazione del ruolo delle due mani nel terzo anno di vita. Anche i movimenti intrinseci delle dita nell’esplorazione ed uso di oggetti acquisiscono gradualmente le sinergie tipiche dell’adulto6grazie alle quali le azioni in sequenza tra loro permettono di risolvere compiti sempre più complessi (es. ruotare, avvitare e svitare).

In età prescolare le abilità manipolatorie e prassiche assumono progressivamente un ruolo determinante nell’acquisizione dell’autonomia nella vita quotidiana e nelle attività di tipo grafico ed espressivo, diventando uno strumento essenziale nella vita sociale e di relazione7.

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

  1. Nell’attività volontaria di prensione e manipolazione di oggetti, devono essere distinti due sistemi che funzionano in parallelo: il primo che regola la sequenza di approccio e avvicinamento del braccio e della mano all’oggetto reaching, il secondo che coordina e modula i movimenti della mano e delle dita in relazione alle caratteristiche dell’oggetto (grasping). Crf Jeannerod M. (1994) in Development of reaching e grasping In: Motor development in children. Fedrizzi, G.Avanzini, P. Crenna. Ed J. Libbey & Company
  2. Van Boxtel MP, Bosma H, Jolles J, Vreeling FW. 2006. In Prevalence of primitive reflexes and the relationship with cognitive change in healthy adults: a report from the Maastricht Aging Study. J Neurol. 253: 935-941.
  3. Olhweiler L, da Silva AR, Rotta NT. 2005. Primitive reflex in premature healthy newborns during the first year. Arq Neuropsiquiatr. 63: 294-297.
  4. Cfr Halverson H.M. (1943) The development of prehension in infants. NY, McGraw-Hill Book C. – C. Kouprnik, R Dailly, Lo sviluppo neuropsicologico nella prima infanzia, Piccin Ed. Padova, 1981
  5. Piaget J. La prise de conscience. Paris (1974) P.U.F.
  6. Elliot J.M., Connolly K.J. A classification of manipulative hand movements. Dev. Med. Child Neurol, 1984
  7. Fedrizzi, I disordini dello sviluppo motorio. Piccin ed. Padova, 2004